lunedì 18 ottobre 2010

ARI-ARI ECCHICE!

Analizzando alcune riflessioni di autorevoli commentatori della nostra società mi sono trovato ad valutare alcune mie idee ed a sintetizzarle in un compiuto ragionamento.

La società che è e quella che vorrei fosse.

Premettendo che il mio è un discorso a prescindere dal credo politico e pur dichiarando di sentirmi molto più vicino ad ideali liberali di sinistra, riformisti, e con una particolare attenzione al sociale, reputo anche io che purtroppo viviamo in un mondo che non premia il merito e che forse si è eccessivamente adagiato su un concetto sbagliato dell’egualitarismo e su i suoi aspetti degeneratavi che sorgono nelle fasce più deboli della collettività. Questa perdita di singola capacità di emergere porta anche ad un esaurimento della possibilità di elevarsi sopra degli standard che per essere per tutti si sono abbassati a livelli talmente minimi di qualità da troncare in maniera orizzontale tutti i picchi emergenti. La globalizzazione crescente ed inevitabile, poi tanto auspicata da talune parti ed al contempo vilipesa ed ostacolata da altre non è stata adeguatamente sostenuta da chi aveva il compito politico, culturale, morale e sociale di veicolarla negli strati della popolazione che non potevano avere la capacità di recuperarne i lati funzionali alle esigenze della vita di tutti i giorni.

Questa incapacità di sostenere la società da parte di chi la governa, e bada bene non mi riferisco solamente agli ultimi decenni, ed in particolare in un paese ricco di cultura nel tempo e nella storia come il nostro, ha portato alla creazione di una società che si basa assai poco su un sistema di gestione e sul rispetto della regola ma si è formata con l’utilizzo di sistemi “locali” molti forti come la famiglia o magari associazioni, sindacati, club, gruppi scelti. Questo dare poco peso ai governanti ed alle loro politiche di rinnovamento e di gestione è una cancrena che sta minando tutto il sistema. Siamo purtroppo un paese dove la morale, la parola data, gli studi effettuati, il lavoro svolto non contano adeguatamente. Pare esser di maggior pregio la raccomandazione, l’apparire (magari in televisione), l’essere spregiudicati. Il merito viene quindi riposto, a fronte di un convincimento comune che siano altre le forme di validazione delle proprie aspirazioni. L’incapacità inoltre di affidarsi a validi ed equilibrati maestri di vita che si dovrebbero trovare lungo il percorso di formazione di ognuno di noi rende assai difficile un regresso ad una situazione di ambiente adatto alla formazione di quel “humus” nel quale si possano ritrovare quelle eccellenze che portino la nostra società ad elevarsi, migliorarsi, crescere e non appiattirsi verso il basso. Ho assistito ad un’opera teatrale che con la scusa di avversare il “digitale”faceva opera di critica della televisione e della cultura imperante dei nostri tempi. In realtà non è la digitalizzazione che è da avversare ma la sua deriva egualitaria che ne è solo una errata interpretazione e semplificazione e che viene sfruttata da chi ne intravede un metodo di incanalamento di consenso e di facile arricchimento economico sfruttando le ambizioni che per debolezza umana e facile convenienza si hanno. Non si vuole portare il ragionamento all’assurdo per cui il figlio del fabbro debba fare il fabbro ma portare a credere che una società si possa basare su “tronisti” e “veline” è il contrario di una sciocca semplificazione, è un pericolo inimmaginabile. Anche i fabbri sono necessari ma non si vuole precludere a nessuno una evoluzione, o il coltivare di giuste ambizioni e personali soddisfazioni. Il processo evolutivo di una società e dei suoi componenti però deve avvenire tramite una lente e plasmabile trasformazione per evitare esplosioni ed inadeguati sbilanciamenti che solo poi successivamente con dolorosi e spesso violenti traumi si riesce a riallineare e riportare nel tessuto sociale adeguato ad una vita comune. Prendere quindi esempio dalla natura dove anche un piccolo cambiamento può portare alla estinzione di una specie e l'adattamento è la risorsa principale per la sopravvivenza.

Weed